Gentile Sig. Augusto
come prima cosa le posso dire che mi trova concorde nella sua decisione ritinteggiare in bianco le pareti attualmente di colore arancio: al di là dei gusti personali in uno spazio dalle caratteristiche sopra descritte tale colore mi pare assolutamente inappropriato all’uso abitativo.
Per ciò che concerne la sistemazione dei mobili e del sistema illuminante devo premettere che mi occorrerebbero informazioni aggiuntive per completare un quadro analitico della situazione esistente: ad esempio la dimensione delle finestre e il loro orientamento, così come l’altezza interna del vano, sono parametri fondamentali (soprattutto considerando il fatto che si tratta di un alloggio seminterrato) per un approccio progettuale minimamente rigoroso.
Perciò colgo l’occasione per sviluppare, a partire dagli elementi dati, una sorta di esercizio progettuale nel tentativo di definire un percorso metodologico al progetto, uno strumento basico da utilizzare nell’applicare le proprie capacità critiche e creative attraverso un sistema logico.
Innanzitutto, come già le ho accennato, occorre una valutazione dello spazio esistente e dei suoi rapporti con il contesto: l’orientazione rispetto l’asse eliotermico ci fornisce una lettura delle caratteristiche della luce e della suo apporto, anche termico, all’ambiente interno; lo stesso vale per la posizione, le dimensioni e l’altezza dal suolo delle finestre, che ci permetteranno di valutare come utilizzare gli apparecchi illuminanti, la scelta dei materiali di finitura superficiale e come disporre gli elementi di arredo. La profondità, la larghezza e l’altezza del vano ci permetteranno di capire i parametri percettivi dello spazio fornendo così le direttrici di base per la sua riconfigurazione.
Definito (anche se, in questo caso, sommariamente) un quadro analitico occorre comporre il campo dei bisogni, delle abitudini e dei desideri personali relativamente alla questione dell’abitare soggettivo. Come lei sa l’idea di casa, così come quella del comfort o del decoro domestico sono situate sul crinale che divide cultura abitativa condivisa, caratteri psicologici sociali e storici da esperienze, memorie e stili di vita individuali: la radice linguistica comune di abitare e abito (come vestito) chiarisce molto facilmente la complessità dei rapporti tra i concetti di benessere, di appropriatezza ( nel senso di adeguatezza ma anche nel senso di sentire proprio) e dell’abitare come espressione del sè sociale e soggettivo.
Occorre precisare che questa fase è il momento da affrontare con maggiore consapevolezza in quanto comprende gli aspetti più generali come i più particolari, quelli più intimi e personali e quelli relazionali e sociali, perciò ha bisogno di un ascolto profondo e sincero: prima del progetto spaziale è, in un certo modo, necessario comprendere e configurare il proprio progetto di vita; in altri termini è necessario prima di tutto capire non in cosa ma come si vuole abitare.
Il prossimo passo ci vede affrontare l’aspetto operativo del percorso e per farne una sorta di linea guida, in mancanza dei parametri analitici di cui sopra, dovrò astrarre il progetto da gran parte delle contingenze reali e limitarmi ad utilizzare i pochi elementi che abbiamo a disposizione.
La configurazione dello spazio del progetto si basa sull’accettazione delle funzioni (alimentazione, igiene, riposo ecc. ecc.) già definite per cui la sua disposizione rimanendo inalterata viene sottolineata da un sistema di pannelli traslucidi scorrevoli sul modello del tipico soji della tradizione abitativa giapponese: la loro economia costruttiva, il legno naturale, la carta (che nel nostro caso poterebbe essere sostituita da un sottile foglio di policarbonato) e il loro disegno semplice e ripetitivo ma rigoroso concorrono a dare un forte carattere all’ambiente unificando e direzionando lo spazio ma soprattutto permettono, come una grande lanterna di carta, una corretta diffusione della luce naturale.
Per mantenere una coerenza formale ipotizzerei l’uso di materiali di rivestimento semplici e, dove occorre, decori con una connotazione stilistica chiara (citazione alla grafica giapponese): per il pavimento piastrelle in gres colorato in pasta grigio cemento in formato 30x60 a posa sfalsata, stuccatura in grigio medio, per il rivestimento della cucina un formato 20x40 in biscotto smaltato in colore chiaro con un leggero decoro orientale; per il bagno pavimento sempre in gres ceramicato grigio cemento in formato 30x30 a formare una cornice di un “tappeto” centrale (anche in funzione antisdrucciolo) di listelli su rete (sempre 30x30, tagliati a idrogetto) con stuccatura in azzurro, mentre le pareti saranno rivestite da piastrelle in biscotto smaltato di un azzurro luminoso (con una superficie leggermente strutturata) 20x40 posate orizzontalmente fino ad un’altezza di m. 2,20.
Come già detto le tutte le pareti saranno tinteggiate di bianco che stemprerei leggermente per evitare il bianco puro e il soffitto sempre bianco ma con una lucidatura a encausto che contribuirà alla riflettenza e alla diffusione della luce.
La disposizione degli arredi risulterà leggermente variata rispetto alla situazione attuale: il tavolo e la libreria si scambiano la posizione e la parete attrezzata viene posizionata sulla parete di fondo dell’alloggio a costituire una sorta fuoco prospettico che chiude l’orizzontalità fortemente marcata dalle porte scorrevoli.
L’illuminazione viene risolta con un solo tipo di apparecchio illuminante: una lampada molto versatile, economica e resistente che può essere utilizzata da tavolo, a terra, pendente, a parete ecc. grazie ad un’intelligente maniglia/gancio/raccoglicavo.